Per una carta dei diritti della rete

di jessica 26 novembre 2007

All’ultimo Internet Governance Forum tenutosi a Rio de Janerio l’attenzione è stata posta sulla necessità di un Internet Bill of Rights, una carta dei diritti della rete. Le parole del sottosegretario Beatrice Magnolfi, alla vigilia del forum, riassumono perfettamente l’attuale situazione e a cosa deve ambire una carta dei diritti del web: “il tumultuoso sviluppo di Internet sta investendo tutti i diritti umani, dimostrando da un lato la fragilità delle misure sinora poste a loro protezione e dall’altro, straordinarie potenzialità di nuove affermazioni degli stessi diritti, in grado di rafforzare la democrazia. La Carta dei diritti della Rete vuole essere proprio lo strumento, internazionale e multistakeholder, mediante il quale raccogliere queste potenzialità e tradurle nella definizione delle nuove generazioni di diritti. Siamo certi che Rio de Janeiro sarà una tappa decisiva in questo cammino”. Dal nostro paese, negli ultimi anni, è partito un movimento che ha coinvolto molti settori di diversa estrazione, conscio della necessità di uno strumento garante delle libertà e dei diritti di chi attraversa il mondo della Rete, come aspira ad essere, appunto, l’Internet Bill of Rights.
Nel corso di quest’anno si è verificato un forte attivismo in questo senso anche da parte del mondo economico. In primis la proposta di Google di istituire presso l’Onu una Global Privacy Counsel che dovrebbe dare maggiori garanzie in materia di dati personali, poi la presentazione da parte di Microsoft (a luglio) dei suoi Privacy Principles e l’iniziativa congiunta di Microsoft, Google, Yahoo! e Vodafone di pubblicare entro la fine del 2008 una carta per la tutela della libertà di espressione su Internet. Queste iniziative sono da prendere in considerazione, ma allo stesso tempo vanno guardate con sospetto e devo essere scavalcate da un’iniziativa di stampo popolare, come auspica il professor Stefano Rodotà sulle pagine di Repubblica. Gli impulsi sorti da queste proposte provengono, infatti, dall’alto, da soggetti privati e vale a dire da entità che proporranno solo garanzie e diritti in linea con i loro interessi. Secondo Rodotà, e anche secondo la sottoscritta, è necessario che sia una pluralità di attori, a livelli diversi, a mettere a punto regole comuni per arrivare ad una piattaforma di diritti fondamentali.

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